La città di Agrigento, oltre alle sue bellezze sul piano storico e naturalistico, vanta alcune tradizioni decisamente interessanti. Tra queste la sagra del mandorlo in fiore, festa popolare che ogni anno si svolge all’inizio del mese di marzo e dura circa una settimana. Andiamo a conoscere meglio questa celebrazione agrigentina.
Caratteristiche della Sagra
L’obiettivo della festa è quello di celebrare l’arrivo della primavera, che corrisponde al rifiorire dei mandorli e quindi – metaforicamente – al ritorno della vita. Una festa che, nel corso del tempo, ha attirato sempre più gruppi folkloristici da ogni parte del mondo.
La manifestazione parte con una visita alla Valle dei Templi al momento dal tramonto, per poi proseguire con l’accensione della cosiddetta “fiaccola dell’amicizia” davanti al Tempio della Concordia. Le celebrazioni terminano in bellezza, ovvero con la sfilata dei vari gruppi folkloristici (con i carri siciliani) e delle bande musicali partendo dalla città per arrivare alla Valle dei Templi. Inoltre, sempre nella parte finale della festa, va in scena un’esibizione artistica ai piedi del Tempio della Concordia. Una giuria assegna il Tempio d’oro, premiando i gruppi che hanno danzato e cantato meglio e colui che ha il costume tradizionale migliore.
Oltra alla sagra del mandorlo in fiore vera e propria, ci sono anche delle iniziative collaterali. Tra queste “miss primavera”, dove viene premiata la ragazza più bella tra i vari gruppi che si esibiscono. Viene inoltre premiato il balcone fiorito più bello tra quelli in Via Atena, ovvero la strada principale di Agrigento. Nel periodo della festa vengono infine organizzate mostre e degustazioni della mandorla, per pubblicizzare questo prodotto tipico siciliano.
Storia della Sagra del Mandorlo in Fiore
La sagra viene celebrata per la prima vola nel 1937, nel comune agrigentino di Naro. Una festa voluta da tempo dal conte Alfonso, che desiderava organizzare una celebrazione volta a far conoscere i prodotti tipici siciliani. Come periodo viene scelto quello antecedente alla primavera, quando il clima è mite e i mandorli mostrano i loro frutti.
La sagra viene interrotta nel 1941 a causa della Seconda Guerra Mondiale, per poi riprendere nel 1948 ed andare in scena regolarmente ogni anno. Con il trascorrere del tempo, la sagra acquista sempre più notorietà e viene caratterizzata da un numero sempre maggiore di eventi.
Al di là della già citata interruzione per motivi bellici, nel corso della storia ce ne sono state altre. Nel 1966 la festa non si è celebrata a causa della frana di Agrigento, mentre nel 2020 per il sopraggiungere della pandemia di COVID-19.
Alcune curiosità
La sagra del mandorlo in fiore, oltre ad affermarsi come una radicata tradizione agrigentina, ha in qualche modo stimolato delle imprese storiche. Nel 2011, nel corso della sessantaseiesima edizione, un gruppo di pasticceri crea il torrone più lungo che sia mai esistito con una lunghezza di 660 metri. Il dolce viene mostrato davanti al Tempio della Concordia ed entra a far parte del “Guinnes World Records”. Un’impresa simile va in scena 5 anni più tardi, quando viene creata la torta di frutta più lunga del mondo (con i suoi 606 metri).
Se queste imprese caratterizzano solo alcune edizioni della sagra, un tratto comune a tutte le celebrazioni è dato da una delle canzoni più gettonate. Si tratta di Schiacciata di li mennuli (“la schiacciata delle mandorle”), scritta dal musicista e poeta agrigentino Michele Pisciotto per rievocare la raccolta e le varie fasi di lavorazione delle mandorle.
Altri eventi folkloristici ad Agrigento
Oltre alla sagra del mandorlo in fiore, il territorio di Agrigento ospita altre celebrazioni interessanti e caratteristiche. Tra queste la festa degli Archi di Pasqua, celebrata nel comune agrigentino di San Biagio Platani. Si tratta di un evento in cui vengono costruiti singolari archi, con canne di bambù e altre piante. Le vere protagoniste della festa sono però le opere realizzate con il pane, come riproduzioni di importanti sculture e mosaici realizzati con pasta e cereali.
Un’altra festa molto famosa della zona è il Carnevale di Sciacca, tra i più popolari sia in Sicilia che nel resto dell’Italia. Durante la celebrazione sfilano carri allegorici e mini-carri, con al seguito i relativi gruppi mascherati. Dopo quattro giorni di sfilata nelle vie del centro storico di Sciacca, i carri vengono classificati secondo vari criteri (struttura, coreografia, copione) e viene decretato il vincitore.
Merita una citazione anche la festa di Santa Croce a Casteltermini, detta anche del “Tataratà” (dal ritmo del tamburo che scandisce le esibizioni dei danzatori che si sfidano durante la celebrazione). La leggenda narra che una mucca si separava dal resto della mandria e si fermava sempre in un punto, dove poi è stata trovata una croce di legno impossibile da rimuovere. Gli abitanti delle campagne vicine decisero di costruire lì una chiesetta, per proteggere la famosa croce. Proprio in quella zona – per la precisione, nel 1629 – venne poi fondato l’odierno comune agrigentino di Casteltermini.
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